Arezzo (giovedì, 24 luglio 2025) — La scorsa notte (mercoledì 23 luglio 2025) alle ore 21.30, nella suggestiva cornice di via San Fabiano, si terrà la cerimonia inaugurale che segna il compimento di un progetto lungo e ambizioso, capace di unire passato e presente in un momento di rara magia cittadina.
di Alice Grieco
L’opera, realizzata tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento su progetto di Giorgio Vasari, rappresenta una delle massime espressioni dell’ingegneria idraulica rinascimentale. Ideata per dissetare gli abitanti di Arezzo, l’acquedotto si sviluppa lungo un percorso sotterraneo di circa sei chilometri, attraversando la città con la sua maestosa sequenza di 52 archi, veri e propri monumenti che si ergono sulla collina di San Donato, a testimonianza della capacità dell’uomo di domare e valorizzare le risorse naturali.
Il progetto di illuminazione permanente, frutto di un lavoro congiunto tra la Fraternita dei Laici, proprietaria dell’infrastruttura, e l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Alessandro Ghinelli, è stato reso possibile grazie al sostegno economico di sponsor istituzionali e privati, con un investimento complessivo di circa 90 mila euro. A coordinare l’iniziativa è stato Pier Luigi Rossi, primo rettore della Fraternita, che ha perseguito con determinazione la rinascita di questa opera di ingegneria civile, ispirandosi a uno dei sette atti di misericordia cristiana: “dar da bere agli assetati.”
L’acquedotto Vasariano, voluto da Vasari e costruito su concessione del granduca Cosimo I dopo la morte del maestro, entrò in funzione nel 1603, alimentando la città con acqua pura proveniente da falde sotterranee, già conosciute e sfruttate sin dal Medioevo. Il suo percorso inizia con una rete di gallerie poste a circa dieci metri sotto il livello del suolo nel quartiere Castro, passando per vasche di decantazione lungo via delle Conserve, prosegue sotto villa Redi e la Torre di Gnicche, fino a giungere agli archi, attraversando la valle per raggiungere piazza Grande. Anche se oggi l’acqua non è destinata al consumo potabile, il flusso viene mantenuto come testimonianza storica e culturale, accompagnato da un impianto di illuminazione LED a basso consumo che illuminerà ogni singolo arco, conferendo all’intero complesso un’atmosfera suggestiva e coinvolgente.
Le ricerche e le prime indagini sullo stato dell’acquedotto risalgono ai primi anni 2000, quando Pier Luigi Rossi, insieme al tecnico Piero Comanducci, si avventurò nel “ventre” di Arezzo per riscoprire e documentare le gallerie. Quelle esplorazioni, immortalate da riprese televisive storiche, hanno contribuito a riportare alla luce un patrimonio architettonico quasi dimenticato.
Oggi, l’illuminazione permanente degli Archi rappresenta un’opera di valorizzazione culturale che coinvolge l’intera comunità aretina. Il progetto, condiviso dalla Soprintendenza per i beni architettonici, è stato accolto con entusiasmo da associazioni, istituzioni bancarie, Camera di Commercio e privati, che hanno voluto investire nel recupero estetico e nella promozione turistica della città. Un esempio virtuoso di collaborazione pubblico-privata che restituisce alla collettività un simbolo di identità e di storia.
Tag: acquedotto vasariano, cerimonia inaugurale, illuminazione Last modified: Luglio 24, 2025

