Arezzo (lunedì, 18 agosto 2025) — La Direzione Sanitaria della ASL Toscana sud est ha ufficialmente confermato il riscontro di un caso di infezione da virus West Nile in una paziente di 85 anni, residente nel Lazio, ricoverata presso l’Ospedale San Donato di Arezzo. La donna, affetta da pregresse patologie croniche, è giunta direttamente in ospedale già in condizioni cliniche compromesse, con febbre e sintomi neurologici in rapido peggioramento.
di Alice Grieco
Gli esami di laboratorio hanno evidenziato la presenza di anticorpi IgM specifici per il West Nile virus. Secondo le procedure stabilite dal Ministero della Salute, la positività sierologica, associata alla provenienza da un’area già interessata da altri casi e alla sintomatologia compatibile, ha portato alla classificazione del quadro clinico come probabile infezione. Successivi approfondimenti diagnostici hanno confermato la diagnosi. La paziente si trova ricoverata in terapia intensiva.
Come precisato dal dottor Danilo Tacconi, direttore della UOC Malattie Infettive dell’ASL Toscana sud est, “non vi sono motivi di allarme per la popolazione. La paziente ha contratto il virus nel proprio territorio di residenza, e non vi è alcuna evidenza di circolazione locale del West Nile”.
Il virus, spiegano gli specialisti, permane nel sangue umano per un periodo molto breve e a concentrazioni tali da non costituire un rischio di contagio diretto. La trasmissione avviene principalmente attraverso punture di zanzare infette, in particolare della specie Culex, che fungono da vettori dopo aver punto uccelli selvatici, i veri serbatoi naturali dell’agente patogeno.
La trasmissione da persona a persona è un evento eccezionale, limitato a specifiche circostanze come gravidanza, allattamento, trapianti o trasfusioni di sangue (per le quali esistono rigidi protocolli di sicurezza). Secondo i dati epidemiologici, circa l’80% delle infezioni è asintomatico; nel 20% dei casi si manifestano sintomi lievi simili a un’influenza estiva, mentre soltanto l’1% sviluppa forme neurologiche gravi come meningite, encefalite o mielite, con un tasso di mortalità fino al 10% nei pazienti più fragili.
Il West Nile Virus (WNV) è un arbovirus appartenente al genere Flavivirus, identificato per la prima volta nel 1937 in Uganda. In Italia, la presenza del virus è stata segnalata inizialmente nel 1998 in Toscana, nei cavalli, e solo successivamente nell’uomo.
Il periodo di incubazione varia da 2 a 14 giorni, ma può estendersi fino a tre settimane nei soggetti immunocompromessi. Non esistono vaccini né terapie antivirali specifiche: il trattamento è sintomatico e mirato alla gestione delle complicanze.
Come sottolinea la dottoressa Elena De Sanctis, direttrice della UOC Igiene e Sanità Pubblica della ASL Toscana sud est, “poiché l’uomo non è in grado di trasmettere il virus alle zanzare, la presenza di persone infette provenienti da altre aree non richiede interventi straordinari di disinfestazione”.
La prevenzione del West Nile Virus si basa su semplici ma efficaci misure comportamentali e ambientali:
- Applicare repellenti cutanei e indossare abiti chiari, a maniche lunghe e pantaloni lunghi, specialmente nelle ore di massima attività delle zanzare (alba e tramonto).
- Installare zanzariere a porte e finestre per ridurre l’ingresso degli insetti nelle abitazioni.
- Eliminare ristagni d’acqua da sottovasi, bidoni e altri contenitori.
- Cambiare regolarmente l’acqua nelle ciotole degli animali domestici.
L’episodio aretino, chiariscono le autorità sanitarie, rappresenta un caso importato e non un segnale di circolazione autoctona del virus. Tuttavia, la stagione estiva e la presenza diffusa di vettori impongono di mantenere alta l’attenzione e proseguire con le buone pratiche di prevenzione.
Tag: caso ad arezzo, ricovero, west nile Last modified: Agosto 18, 2025

