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Rinvio a giudizio per omicidio colposo: il titolare di un’azienda di salumi accusato per la morte causata da listeriosi

Arezzo (venerdì, 13 giugno 2025) — Il titolare di un’azienda agricola di Arezzo è stato rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio colposo, in seguito all’ipotesi secondo cui avrebbe immesso sul mercato insaccati di carne suina contaminati da Listeria monocytogenes in concentrazioni superiori ai limiti di legge. 

di Alice Grieco

La Procura di Perugia sostiene che, a causa di imperizia, negligenza, imprudenza e inosservanza delle norme igienico-sanitarie, l’imputato avrebbe causato la morte di Assunta Cammarota, deceduta nel marzo 2024 presso l’ospedale di Città di Castello dopo aver consumato una coppa contaminata un mese prima.

Il decreto di rinvio a giudizio, emesso dal gip di Perugia, Simona Di Maria, accoglie integralmente la richiesta del procuratore Raffaele Cantone. La vittima, una bidella 63enne originaria di Napoli e residente a San Leo Bastia (Città di Castello), era stata colpita da un grave stato settico riconducibile all’infezione da Listeria monocytogenes contratta tramite il consumo del prodotto salumiero proveniente dall’azienda aretina.

Secondo le indagini, la donna aveva acquistato la coppa in un negozio di alimentari di Trestina; lo stesso insaccato era stato consumato anche da suoi familiari, che avevano manifestato sintomi simili, seppur meno gravi. La condizione clinica pregressa della vittima, caratterizzata da un mieloma in remissione, ha aggravato gli effetti dell’infezione, rendendo necessario il ricovero ospedaliero per oltre un mese fino al decesso.

Le indagini sono state avviate d’ufficio dopo che i medici dell’ospedale avevano isolato il batterio, coinvolgendo il Servizio di Igiene degli Alimenti di Origine Animale (SIAR) per controlli approfonditi. L’analisi delle campionature raccolte presso l’abitazione della paziente, inclusi cibi e superfici, ha evidenziato una concentrazione elevatissima di Listeria nella coppa. Ulteriori controlli nel punto vendita hanno confermato la contaminazione anche in altri insaccati dello stesso lotto, che è stato immediatamente ritirato dal commercio.

La Procura di Perugia ha quindi delegato ai Carabinieri del NAS l’acquisizione delle cartelle cliniche della vittima e ha disposto una perizia medico-legale con due esperti, uno specializzato in malattie batteriche, per accertare il nesso causale tra infezione e decesso. Tale nesso è stato ritenuto sussistente, giustificando la richiesta di rinvio a giudizio. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile, assistiti dall’avvocato Michela Paganella, con una significativa richiesta risarcitoria.

Il titolare dell’azienda si è avvalso della difesa degli avvocati Niki Rappuoli e Carlo Bonzano, sostenendo che vi sono elementi lacunosi nell’inchiesta e che non esiste un nesso causale diretto tra la morte e l’infezione da Listeria. In particolare, è stata evidenziata l’assenza di campionature effettuate dalla polizia giudiziaria in casa della vittima, nonché la mancata attribuzione del decesso ai medici periti della Procura. La difesa confida di dimostrare queste criticità nel corso del dibattimento.

Nonostante le contestazioni, il gip ha applicato le disposizioni della riforma Cartabia, che esclude il rinvio a giudizio in assenza di elementi sufficienti o di una ragionevole previsione di condanna, e ha ritenuto di accogliere la richiesta del Pubblico Ministero. L’udienza preliminare è fissata per gennaio 2026 davanti al giudice Giuseppe Narducci.

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Tag: , , , Last modified: Giugno 13, 2025
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