Arezzo (giovedì 15 maggio 2025) — Si è aperta oggi la fase conclusiva del processo di primo grado relativo alla tragica morte sul lavoro di Piero Bruni, 59 anni, e Filippo Bagni, 55 anni, entrambi stimati dipendenti dell’Archivio di Stato di Arezzo, deceduti il 20 settembre 2018 a causa dell’inalazione letale di gas argon. Il gas, normalmente impiegato nei sistemi antincendio, fuoriuscì improvvisamente da una bombola collegata a un impianto che si attivò erroneamente in assenza di fiamme, trasformando un presidio di sicurezza in una trappola mortale.
di Alice Grieco
I due impiegati, mariti e padri di famiglia, intervennero in orario mattutino per verificare la causa dell’attivazione dell’allarme, apparentemente senza fondamento. Una nube invisibile e asfissiante li investì nel vano tecnico, privandoli dell’ossigeno e causandone il decesso immediato sul pianerottolo dell’edificio.
Il pubblico ministero Laura Taddei ha richiesto la condanna per dieci dei complessivi undici imputati, con pene comprese tra 1 anno e 8 mesi e 2 anni di reclusione, tutte con sospensione condizionale. Tra gli indagati figurano l’allora direttore dell’Archivio di Stato, il suo predecessore, l’ex comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, nonché diversi tecnici incaricati dell’installazione e manutenzione del sistema antincendio.
L’impianto è risultato gravemente compromesso da difetti tecnici, tra cui una valvola montata al contrario e un vetrino danneggiato, nonché da lacune significative nella formazione sulla sicurezza rivolta ai lavoratori. La carenza di controlli e supervisione ha sollevato interrogativi sull’intera catena di responsabilità gestionale e operativa. Le indagini hanno evidenziato un insieme di omissioni, negligenze e imperizie che il giudice monocratico Giorgio Margheri dovrà ora valutare sotto il profilo penale, con l’ipotesi principale di omicidio colposo plurimo.
Le parti civili hanno richiesto il riconoscimento dei danni patrimoniali e morali, sottolineando come il malfunzionamento del sistema di sicurezza abbia rappresentato un elemento determinante nella tragedia. Al contempo, le famiglie delle vittime hanno visto rigettata dal tribunale del lavoro la richiesta di riconoscimento dello status di “vittime del dovere”, una decisione che ha suscitato ulteriore amarezza.
Le vedove di Bruni e Bagni, con compostezza e profondo senso civico, chiedono verità, giustizia e l’assunzione piena di responsabilità, affinché tragedie simili non si ripetano più in contesti lavorativi pubblici. Il procedimento penale in corso rappresenta un passaggio fondamentale non solo per l’accertamento delle responsabilità individuali, ma anche per la riflessione sistemica sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e sull’efficacia dei dispositivi di prevenzione in ambito statale.
Tag: Archivio di Stato, condanna, inalazione gas letale, morte sul lavoro Last modified: Maggio 15, 2025