Sharm el-Sheikh (martedì, 14 ottobre 2025) — In una giornata destinata a entrare nei libri di storia, è stato ufficialmente sottoscritto a Sharm el-Sheikh l’atteso accordo di pace per Gaza, un’intesa che pone fine a oltre due anni di conflitto nella regione mediorientale. Il documento è stato firmato dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan e dal premier del Qatar, principali attori della mediazione diplomatica che ha condotto alla tregua.
di Alice Grieco
Durante la cerimonia, accolta da un lungo applauso della platea internazionale, Trump ha sottolineato la portata storica dell’intesa:
“È un giorno straordinario per il Medio Oriente. Sono serviti tremila anni di conflitti e speranze per arrivare a questo momento. Ciò che abbiamo realizzato insieme cambierà per sempre il corso della storia.”
Rispondendo alle domande della stampa, il presidente statunitense ha confermato che Hamas potrà operare come forza di sicurezza palestinese per un periodo limitato, nell’ambito delle misure di transizione previste dall’accordo. “Abbiamo concesso loro l’approvazione temporanea,” ha dichiarato Trump, evidenziando l’importanza di un controllo interno per garantire la stabilità nella Striscia durante la fase post-bellica.
A poche ore dalla firma, Hamas ha completato la liberazione dei venti ostaggi israeliani ancora in vita, insieme alla restituzione delle prime quattro salme di cittadini israeliani deceduti durante il conflitto. In parallelo, secondo i termini dell’intesa, quasi duemila prigionieri palestinesi sono stati rilasciati dalle carceri israeliane. I convogli con i detenuti liberati hanno raggiunto Ramallah, dove si sono registrate manifestazioni di gioia e commozione.
L’accordo giunge 738 giorni dopo l’inizio delle ostilità in Medio Oriente, segnando la conclusione di una delle crisi più lunghe e devastanti degli ultimi decenni.
Prima di recarsi in Egitto per la firma, Trump aveva fatto tappa in Israele, dove ha tenuto un discorso solenne alla Knesset, il Parlamento israeliano. “Non termina soltanto una guerra,” ha affermato, “finisce l’era del terrore. Ora la nostra attenzione si sposterà su altri scenari globali, inclusa la questione russa. Anche quella sarà risolta.”
Il presidente statunitense ha inoltre annunciato che la fase operativa dell’accordo su Gaza è già iniziata, con l’obiettivo di garantire sicurezza, ricostruzione e una graduale normalizzazione politica ed economica della Striscia.
Dal canto suo, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha espresso soddisfazione per la conclusione del conflitto, ricordando le difficoltà affrontate dall’esercito israeliano dopo l’attacco del 7 ottobre.
“In risposta alla barbarie, Israele ha agito con coraggio e determinazione. Abbiamo difeso il nostro popolo, sconfitto il nemico e riportato a casa gli ostaggi. I nostri soldati hanno combattuto come leoni.”
L’intesa segna non solo la fine di una fase bellica, ma anche l’avvio di un nuovo assetto geopolitico nel Medio Oriente, in cui Egitto, Turchia e Qatar si consolidano come garanti del processo di stabilizzazione. Gli osservatori internazionali ritengono che il trattato possa rappresentare un modello di cooperazione diplomatica multilaterale e una base per future trattative di pace nella regione.
Con la firma di Sharm el-Sheikh, il conflitto di Gaza entra ufficialmente nella storia come uno dei più complessi e sanguinosi del XXI secolo, ma anche come esempio di come la diplomazia, dopo anni di tensioni, possa ancora riaccendere la speranza di pace.
Last modified: Ottobre 14, 2025

