Arezzo (martedì, 1 luglio 2025) — Il 29 giugno, presso la cattedrale di Arezzo, alle ore 18, il vescovo monsignor Andrea Migliavacca ha ordinato presbiteri due giovani uomini che hanno compiuto percorsi di vita profondamente diversi, ma convergenti nella stessa chiamata al sacerdozio: Nicholas Spertilli Raffaelli, 30 anni, originario della frazione Le Poggiola di Arezzo, e Reginald Madeus, 32 anni, proveniente da un piccolo villaggio haitiano.
di Alice Grieco
Nonostante le differenti origini culturali e geografiche, entrambi condividono il medesimo desiderio: diventare pastori al servizio del popolo di Dio, rispondendo con generosità a una vocazione che oggi si fa sempre più rara.
Per Nicholas, il discernimento vocazionale ha avuto inizio dopo una fase di apparente distacco dalla vita parrocchiale. «Dopo il catechismo credevo di aver concluso il mio percorso nella Chiesa», racconta. Tuttavia, la partecipazione al Grest come animatore ha riacceso una scintilla: «Sperimentai una Chiesa viva, coinvolgente, capace di parlarmi». Questo fu il primo segnale, seguito da un’intensa attività all’oratorio e da interrogativi sempre più profondi sul senso della propria vita.
Nel 2017, il momento decisivo: rinunciò a un contratto a tempo indeterminato in un’azienda aretina per entrare in seminario. «Ero felice nel mio lavoro, ma mi sentivo vuoto», spiega. «La sera, nonostante tutto, mi mancava qualcosa. Mi mancava la direzione che solo il Signore poteva offrirmi». La scelta, inizialmente accolta con turbamento in famiglia, si è poi consolidata in un percorso di fede, formazione e servizio.
Nato, invece, in una famiglia protestante evangelica, Reginald ha vissuto una giovinezza segnata dalla povertà e dalle contraddizioni sociali del proprio Paese. Frequentando una scuola cattolica, entrò in contatto con la spiritualità mariana e il rosario, stimolato dal dialogo con le Figlie della Saggezza. «Nel maggio del 2005, senza il consenso dei miei, ricevetti Battesimo e Comunione», racconta.
Ultimo di sette fratelli, sin da piccolo manifestava il desiderio di servire gli altri. «Nel mio villaggio, l’unico con l’auto era il parroco. Se non c’era lui, le donne che partorivano rischiavano la vita. Io pensavo: da grande voglio essere come lui». Dopo un primo ingresso in seminario interrotto per difficoltà familiari, si trasferì a Port-au-Prince, dove visse in prima persona il dramma del terremoto del 2010. L’occasione di studio offerta dal Vaticano gli permise di trasferirsi in Italia: dal 2021 è ad Arezzo per completare la formazione. «Il mio Paese è povero, ma pieno di ricchezze umane. Voglio restituire il dono ricevuto mettendomi al servizio del prossimo».
Le ordinazioni di Nicholas e Reginald rappresentano un segno di speranza per la comunità diocesana e per l’intera Chiesa. In un’epoca segnata dalla scarsità di vocazioni, il loro “eccomi” testimonia la forza di una chiamata che attraversa culture, esperienze e difficoltà personali, per tradursi in una vita interamente donata al Vangelo. Entrambi i novelli presbiteri saranno chiamati a lavorare nella “vigna del Signore”, dove, come ricorda il Vangelo, «la messe è abbondante, ma gli operai sono pochi».
Tag: chiesa, due vocazioni, sacerdoti, servizio Last modified: Luglio 2, 2025

