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Il furto dell’opera di Giorgio Vasari ad Arezzo: intervista esclusiva a Christopher Marinello, esperto mondiale nel recupero di opere d’arte trafugate

Arezzo (mercoledì 30 aprile 2025) — In seguito alla recente riscoperta mediatica del furto dell’olio su tavola di Giorgio Vasari, sottratto nel 1976 dalla chiesa delle Sante Flora e Lucilla di Arezzo, abbiamo approfondito la vicenda consultando una delle principali autorità internazionali nel campo della restituzione di opere d’arte rubateChristopher Marinello, avvocato e fondatore di Art Recovery International.

di Alice Grieco

Con oltre 35 anni di esperienza legale nel settore, Marinello è universalmente riconosciuto come uno dei massimi esperti nella localizzazione e nel recupero di beni culturali trafugati. Tra i casi di maggiore rilievo a cui ha contribuito figurano il recupero di opere d’arte sottratte durante il periodo nazista, tra cui la restituzione del celebre Femme Assise di Henri Matisse, proveniente dal controverso tesoro Gurlitt, nonché la riconsegna di dipinti agli eredi del noto mercante d’arte Paul Rosenberg.

Nel corso della sua carriera, Marinello ha collaborato con numerosi governi e istituzioni di tutela culturale in tutto il mondo – tra cui ItaliaStati UnitiFranciaEgitto e Colombia – contribuendo in modo significativo al contrasto del traffico illecito di opere d’arte. Ha inoltre sviluppato ArtClaim Database, una delle piattaforme tecnologicamente più avanzate per la tracciabilità e l’identificazione di opere d’arte rubate.

Il caso del Vasari rubato ad Arezzo, per cui non esiste nemmeno una copia ufficiale della denuncia e di cui resta soltanto una fotografia d’epoca risalente a oltre cento anni fa, rappresenta oggi uno dei cold case più emblematici della criminologia dell’arte italiana. Marinello, tuttavia, si mostra fiducioso: «Credo davvero che il dipinto riemergerà. Stiamo recuperando opere rubate anche dopo 80 anni. La speranza non deve morire mai».

Secondo l’esperto, le strategie più efficaci per il recupero di opere d’arte scomparse includono una costante esposizione mediatica del furto, al fine di “rendere radioattiva” l’opera trafugata, scoraggiandone l’acquisto da parte di collezionisti, mercanti o case d’asta. Altrettanto importante è l’inserimento delle opere nei database ufficiali di arte rubata, come quello gestito dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, che impedisce di fatto la commercializzazione dei beni segnalati.

Marinello sottolinea anche la necessità di rafforzare l’applicazione delle normative esistenti e di investire nelle risorse delle forze dell’ordine e dei sistemi giudiziari, a livello sia nazionale che sovranazionale. Denuncia la scarsa trasparenza del mercato dell’arte, auspicando una più solida cooperazione tra pubblico e privato.

Infine, invita a rilanciare l’attenzione sul caso specifico del dipinto rubato di Vasari attraverso campagne di sensibilizzazione, progetti documentaristici e l’istituzione di canali anonimi per la raccolta di segnalazioni. Iniziative come l’offerta di una ricompensa economica per informazioni utili al recupero dell’opera, se ben gestite, possono fungere da catalizzatore per l’intervento delle autorità competenti.

«Quel Vasari non è stato rubato soltanto ad Arezzo, ma a tutti noi e alle generazioni future», conclude Marinello. Una riflessione che trasforma questo caso in una questione di memoria, responsabilità e giustizia culturale.

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Tag: , , , Last modified: Aprile 30, 2025
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