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Caso dello “stalking dei carri funebri”: la donna ritenuta incapace di intendere e volere, resterà in cura in una struttura psichiatrica

Arezzo (giovedì, 17 luglio 2025) — Secondo quanto emerso dagli atti giudiziari e dalle risultanze dell’incidente probatorio, la figlia — unica formalmente indagata nel procedimento esaminato ieri dal giudice per le indagini preliminari Elisabetta Giorgi — avrebbe perseguitato l’uomo con decine di telefonate e ordinazioni fittizie. Tra queste, l’invio reiterato di carri funebri — oltre quaranta — destinati a recuperare il corpo del presunto defunto, in realtà vivo e in salute.

di Alice Grieco

La vittima, Paolo Zignani, autotrasportatore di Cesena, si è trovato coinvolto suo malgrado in una situazione surreale e fortemente destabilizzante. I contatti tra l’uomo e le due donne risalirebbero a un passato privo di contrasti noti, rendendo ancora più difficile comprendere le motivazioni alla base dell’azione persecutoria.

Determinante, nel definire il futuro giudiziario dell’indagata, è stata la perizia disposta durante l’incidente probatorio e condotta dallo psichiatra forense Michele Sanza. Secondo quanto riportato nel documento acquisito dal gip, la donna risulta attualmente incapace di intendere e di volere, e viene altresì ritenuta socialmente pericolosa.

La stessa imputata, nel corso delle indagini, ha assunto piena responsabilità degli atti contestati, scagionando la madre e sostenendo di aver agito da sola: “Lei non c’entra, è opera mia”, avrebbe dichiarato agli inquirenti.

Alla luce di tali elementi, il giudice ha stabilito che nei confronti della donna non potranno essere avviati procedimenti penali ordinari. Tuttavia, vista la pericolosità sociale rilevata, si è reso necessario il proseguimento del trattamento sanitario obbligatorio in regime di ricovero presso una struttura psichiatrica, dove la donna si trova già da diversi mesi, accompagnata dalla madre.

È importante precisare che la madre, pur trovandosi attualmente ricoverata nella medesima struttura, non risulta coinvolta nel fascicolo formalmente chiuso ieri a Cesena. La sua posizione è al centro di un procedimento autonomo, attualmente in corso presso il Tribunale di Arezzo, per ipotesi di reato differenti.

La decisione adottata dal giudice non esclude, tuttavia, la possibilità di sviluppi futuri. Qualora, in seguito a terapie psichiatriche, le condizioni della figlia dovessero migliorare a tal punto da rendere nuovamente possibile la partecipazione consapevole a un procedimento, il pubblico ministero potrà decidere se avanzare una nuova richiesta di rinvio a giudizio.

Per ora, il procedimento è sospeso. La procura mantiene il fascicolo in osservazione, riservandosi ogni valutazione a fronte di eventuali evoluzioni cliniche.

L’intera vicenda, per quanto singolare e in apparenza grottesca, solleva questioni fondamentali sull’intersezione tra diritto penale e salute mentale. La figura dell’imputato incapace di intendere e volere rappresenta un nodo delicato del sistema giudiziario: da un lato la necessità di garantire protezione alla società, dall’altro l’obbligo di rispettare la dignità e la fragilità della persona affetta da disturbi psichiatrici.

Nel frattempo, la comunità romagnola resta ancora scossa da un caso che ha suscitato stupore e inquietudine, mentre il sistema giudiziario e sanitario è chiamato a vigilare affinché episodi simili non si ripetano.

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Tag: , , Last modified: Luglio 17, 2025
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