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Arezzo, il caso della bandiera palestinese sulla torre comunale: la rivendicazione di “Arezzo per Gaza”

Arezzo (mercoledì, 23 luglio 2025) — A distanza di diversi giorni dall’episodio che ha suscitato attenzione e polemiche in città, arriva ora una rivendicazione ufficiale. Il gesto simbolico dell’esposizione della bandiera palestinese sulla torre civica del Palazzo Comunale di Arezzo, avvenuto lo scorso 17 luglio, è stato attribuito pubblicamente al collettivo “Arezzo per Gaza”. A comunicarlo è lo stesso gruppo attraverso una nota diffusa alla stampa e rilanciata sui propri canali informativi.

di Alice Grieco

La dichiarazione, dai toni collettivi e fortemente politici, non fornisce dettagli specifici sugli autori materiali dell’azione né sui soggetti che l’avrebbero ideata. In linea con l’approccio del gruppo, l’atto viene descritto come espressione di una volontà condivisa da una parte della cittadinanza, una scelta corale che va oltre i nomi propri e che intende dare voce a chi non intende restare in silenzio di fronte a quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza.

“È tempo che si faccia chiarezza sul cosiddetto blitz che ha issato la bandiera palestinese sulla torre di Palazzo Cavallo: siamo stati noi. Noi tutti. Tutti quelli che l’avrebbero voluto fare, tutti quelli che hanno già scritto pubblicamente ‘Sono stato io’, tutte e tutti coloro che si oppongono a un genocidio e vogliono che anche la propria città prenda posizione”, si legge nel comunicato.

La bandiera in questione era stata collocata accanto a quella dell’Unione Europea, dell’Italia, del Comune di Arezzo e del quartiere di Porta Santo Spirito, vincitore dell’ultima edizione della Giostra del Saracino. Un gesto dall’alto valore simbolico che ha immediatamente attirato l’attenzione delle autorità comunali, le quali hanno provveduto alla rimozione del vessillo in tempi rapidi, non avendo esso ricevuto alcuna autorizzazione ufficiale.

Le indagini interne, ancora in corso, non hanno finora prodotto risultati certi. Secondo indiscrezioni, si ipotizza che ad accedere alla torre comunale possa essere stato un consigliere o un membro autorizzato, ma nessuna conferma è giunta dagli uffici competenti. L’azione, pur essendo considerata non conforme al regolamento, non sembrerebbe configurare fattispecie penali come il vilipendio alla bandiera, il danneggiamento o la violazione di domicilio, escludendo dunque conseguenze giudiziarie rilevanti.

Nel frattempo, il collettivo torna a chiedere che la bandiera venga restituita, sottolineando come il gesto non intendesse provocare o offendere, bensì stimolare una riflessione civile e un dibattito pubblico.

“Abbiamo già affisso bandiere palestinesi dalle nostre terrazze, dai nostri balconi e dalle nostre finestre. Vorremmo che anche il Comune facesse un passo avanti, riconoscendo la legittimità morale di questa richiesta. Se così non fosse, e se si continuerà piuttosto a inseguire chi ha compiuto l’azione, ignorando il massacro in atto, allora ci venga almeno restituita la bandiera: nelle nostre mani continuerà comunque a sventolare, da qualche altra parte”.

Il gruppo “Arezzo per Gaza” non è nuovo a iniziative pubbliche e mobilitazioni, spesso in collaborazione con realtà associative e sindacali del territorio. Le sue attività si collocano all’interno di una più ampia mobilitazione internazionale che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione palestinese, rivendicando una posizione netta e visibile anche da parte delle istituzioni locali.

Nel frattempo, resta in sospeso il progetto – da tempo al vaglio dell’amministrazione – per rendere accessibile ai visitatori la torre del Palazzo Comunale, dalla quale si gode di una vista panoramica sulla città. Un progetto che, paradossalmente, proprio questo episodio potrebbe riportare al centro del dibattito.

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Tag: , , Last modified: Luglio 23, 2025
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