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Agricoltura in crisi: in provincia di Arezzo dimezzata la frutticoltura in dieci anni

Arezzo (venerdì 9 maggio 2025) — Nel corso dell’ultimo decennio, la provincia di Arezzo ha registrato un drastico ridimensionamento del comparto frutticolo, con la perdita di circa il 50% degli alberi da frutto. Secondo un’analisi dei dati ISTAT condotta da Coldiretti Arezzo, il calo ha coinvolto tutte le principali varietà coltivate: mele (-27%), pesche (-56%), pere (-35%), albicocche (-38%), ciliegie (-57%), pesche noci (-27%) e fichi (-55%). Quest’ultima specie è stata fortemente compromessa dalla diffusione del punteruolo nero.

di Alice Grieco

Questa contrazione produttiva evidenzia una crisi strutturale del settore ortofrutticolo aretino, attribuibile a una molteplicità di fattori interconnessi. Tra le cause principali si annoverano l’aumento dei costi di produzione, gli effetti dei cambiamenti climatici, la crescente pressione della concorrenza internazionale — spesso sleale — e la diffusione di nuovi agenti patogeni, tra cui la cimice asiatica (Halyomorpha halys) e la Drosophila suzukii. A ciò si aggiunge la cronica difficoltà nel reperimento di manodopera specializzata, elemento che incide in modo particolarmente severo sulle piccole e medie aziende agricole locali, già penalizzate da scarse risorse e limitati sbocchi commerciali.

Un ulteriore elemento di criticità è rappresentato dall’importazione di frutta da Paesi terzi quali Tunisia, Cile e Sudafrica, dove le normative fitosanitarie e le tutele salariali risultano decisamente meno restrittive rispetto a quelle italiane ed europee. Spesso questi prodotti, ottenuti con l’impiego di pesticidi vietati in Europa e con manodopera sottopagata, vengono immessi sul mercato a prezzi estremamente competitivi, generando una distorsione delle regole di concorrenza. Coldiretti Toscana, a tal proposito, richiede l’introduzione di misure di tutela più efficaci, tra cui: l’obbligatorietà dell’etichettatura di origine, la revisione dei codici doganali che favoriscono pratiche di italian sounding e l’applicazione del principio di reciprocità nei trattati commerciali internazionali.

Anche l’utilizzo dei prodotti fitosanitari rappresenta un nodo critico per l’agricoltura nazionale. Mentre in altri continenti si continua a impiegare pesticidi vietati dall’Unione Europea, gli agricoltori italiani operano in un quadro normativo fortemente restrittivo. Nonostante queste difficoltà, l’Italia ha ridotto del 50% l’uso di fitofarmaci negli ultimi trent’anni e ha incrementato sensibilmente le superfici coltivate secondo i criteri dell’agricoltura biologica, con la Toscana in prima linea in questo processo di transizione agroecologica.

Alla crisi produttiva si somma un aggravamento delle condizioni idriche, causato dalla scarsità d’acqua e dai ritardi infrastrutturali nella costruzione di nuovi invasi. Tali carenze compromettono ulteriormente la competitività del settore agricolo. Coldiretti auspica, in tal senso, un potenziamento dell’innovazione agronomica tramite l’adozione di nuove tecnologie sostenibili, incluse quelle geneticamente evolute (non OGM), attualmente osteggiate da barriere ideologiche e culturali.

Infine, un dato allarmante riguarda il consumo interno: negli ultimi cinque anni, circa un miliardo di chilogrammi di frutta e verdura sono scomparsi dalle tavole degli italiani. Un calo che impatta negativamente sulla salute pubblica, in particolare sulle nuove generazioni. Coldiretti ribadisce quindi la necessità di rafforzare l’educazione alimentare nelle scuole e di promuovere attivamente la Dieta Mediterranea come modello nutrizionale di riferimento.

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Tag: , , Last modified: Maggio 9, 2025
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