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Addio a Laura Santi, la prima umbra a ottenere il suicidio medicalmente assistito: una scelta di amore per la vita, non di resa

Perugia (mercoledì, 23 luglio 2025) – Laura Santi, giornalista di origini perugine, si è spenta nella mattinata di ieri, a 50 anni, dopo una lunga battaglia non solo contro la sclerosi multipla progressiva che l’aveva colpita oltre venticinque anni fa, ma anche per affermare un diritto che in Italia continua a faticare ad affermarsi pienamente: quello all’autodeterminazione nella fase terminale della vita. Laura è stata la prima persona dell’Umbria – e la nona a livello nazionale – a poter accedere legalmente al suicidio medicalmente assistito, dopo un percorso tanto doloroso quanto dignitoso, condotto con tenacia, lucidità e profonda consapevolezza.

di Alice Grieco

Dietro questa scelta, c’è stata una donna che ha amato la vita fino all’ultimo respiro. Non una rinuncia, ma un atto di coraggio, di amore verso sé stessa, verso ciò che restava del suo corpo martoriato, e verso il suo compagno di vita, Stefano: presenza silenziosa e instancabile, sostegno fisico ed emotivo, custode delle sue fragilità, dei suoi gesti sempre più rari, delle sue emozioni. Un legame indissolubile, fatto di condivisione, cura e resistenza quotidiana.

Negli ultimi due anni, la malattia ha subito un’accelerazione brutale, privandola quasi totalmente della mobilità – ad eccezione di una sola mano – e rendendo il dolore una costante ineluttabile. La sclerosi multipla, nella sua forma più aggressiva e irreversibile, aveva ormai compromesso ogni speranza di miglioramento, imponendo a Laura una condizione esistenziale in cui dignità e libertà si erano ridotte all’essenziale.

Eppure, la sua volontà di vivere era rimasta intatta. Nonostante tutto, Laura non era una donna che cercava la morte. Lo ricordava lei stessa, con lucidità disarmante, durante le lunghe conversazioni con chi le è stato vicino fino alla fine: “Non sono depressa, me lo ha sempre detto il mio psichiatra”. Aveva rimandato più volte la decisione definitiva: dapprima in Svizzera, poi anche in Italia, segno di una lotta interiore profonda, di un attaccamento autentico all’esistenza.

La svolta è arrivata soltanto dopo mesi di battaglie legali, affiancata dall’Associazione Luca Coscioni. Tra ordinanze giudiziarie, relazioni mediche e diffide, Laura ha percorso fino in fondo un cammino complesso, spesso ostacolato da lentezze burocratiche e da un quadro normativo ancora incerto. Il via libera definitivo, da parte della commissione medica dell’ASL e del comitato etico regionale, era arrivato nel novembre scorso. Ma solo nelle ultime settimane, grazie all’intervento di figure politiche sensibili e fuori dagli schemi, sono stati firmati gli atti esecutivi necessari a dare piena attuazione alla sua volontà.

La scelta di concludere la propria esistenza è giunta in piena estate, stagione particolarmente insostenibile per chi, come Laura, convive con una patologia neurologica cronica e invalidante. Con il coraggio e la lucidità che l’hanno sempre contraddistinta, ha voluto salutare il mondo nel modo che sentiva più vero, più suo. Lo ha fatto immaginandosi dove la malattia non poteva più raggiungerla: in acqua, in quel mare turchese di Cala Liberotto che tante volte aveva visitato, nuotando a delfino come faceva fino a pochi anni fa, prima che il suo corpo si arrendesse.

“Mi sono immaginata lì, a nuotare tra le onde”, aveva raccontato poco prima del gesto definitivo. Un’immagine di bellezza e libertà che sintetizza la sua personalità e il suo messaggio: quello di una donna che ha amato la vita in ogni sua forma, e che ha deciso di congedarsi solo quando l’esistenza era diventata troppo dolorosa per essere ancora chiamata tale.

Laura Santi lascia un’eredità profonda, fatta di parole, testimonianze, battaglie civili e scelte consapevoli. Ma soprattutto lascia in chi l’ha conosciuta – anche solo attraverso i suoi scritti o le sue azioni – un insegnamento fondamentale: la dignità del vivere e del morire sono due facce della stessa libertà. E il diritto di scegliere quando dire “basta” non è mai un atto di resa, ma la più alta forma di amore verso sé stessi.

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Tag: , , Last modified: Luglio 23, 2025
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