Arezzo (lunedì, 9 giugno 2025) — Negli ultimi mesi, il tema dell’importazione di ortofrutta fresca in Italia ha acceso un ampio dibattito, alimentato anche da segnalazioni provenienti da cittadini attenti alla provenienza dei prodotti alimentari destinati al consumo pubblico.
di Alice Grieco
Dopo la diffusione di immagini che mostrano confezioni di uva indiana sugli scaffali dei supermercati italiani, emerge ora un nuovo caso emblematico: la distribuzione di mirtilli di origine spagnola nelle scuole primarie italiane nell’ambito del programma europeo “Frutta e Verdura nelle Scuole” per l’anno scolastico 2024/2025.
Secondo quanto denunciato da un lettore, alcune confezioni di mirtilli – etichettate come non commerciabili e recanti il logo del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste – riportano come origine il territorio spagnolo. Si tratta di un fatto che solleva perplessità significative, poiché, se da un lato si può comprendere che un soggetto privato (quale un supermercato) ricorra a importazioni per esigenze di mercato, appare più discutibile che una pubblica amministrazione opti per l’acquisto di prodotti stagionali non italiani, destinati all’alimentazione dei bambini.
Il caso dei mirtilli spagnoli nelle scuole italiane non è isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio e preoccupante. L’Italia, che si fregia del proprio patrimonio agroalimentare e promuove in modo sistematico la valorizzazione della filiera corta, dei prodotti biologici, a Denominazione di Origine Protetta (DOP) e Indicazione Geografica Protetta (IGP), si trova in una fase di forte contraddizione. Alla narrazione istituzionale del “chilometro zero” si contrappone una realtà fatta di scelte logistiche e commerciali che spesso penalizzano i produttori locali.
La crescente incidenza dell’importazione di prodotti ortofrutticoli, che per la prima volta ha superato in valore le esportazioni, è sintomatica di una crisi strutturale. In particolare, l’introduzione nelle mense scolastiche di frutti provenienti da altri Paesi europei o extraeuropei – come l’uva dall’India o i pomodori dai Paesi Bassi – evidenzia un paradosso: mentre si promuove la sostenibilità ambientale e la stagionalità, le scelte operative e le gare d’appalto finiscono per privilegiare fornitori esteri.
Il programma “Frutta e Verdura nelle Scuole”, cofinanziato dall’Unione Europea, ha come obiettivo quello di educare i più giovani a una corretta alimentazione, incentivando il consumo di prodotti freschi. Tuttavia, nonostante le linee guida europee promuovano l’utilizzo di prodotti locali, non vi è alcun obbligo vincolante in tal senso. La gestione a livello regionale e le difficoltà legate alla filiera logistica nazionale spesso ostacolano l’approvvigionamento di frutta italiana, anche quando la stagionalità lo permetterebbe.
Diversi enti regionali hanno già segnalato al Ministero problematiche legate alla reperibilità di fornitori locali, con la conseguente prevalenza di prodotti d’importazione. È dunque evidente come la mancanza di meccanismi di premialità o clausole vincolanti a favore del prodotto nazionale contribuisca ad alimentare una distorsione del sistema, in cui l’agricoltura italiana viene di fatto penalizzata.
L’importazione di prodotti ortofrutticoli da Paesi esteri, anche quando si tratta di frutta di stagione, comporta impatti ambientali rilevanti, a partire dalle emissioni legate al trasporto. Mentre si assiste a una retorica diffusa sull’importanza della sostenibilità e della tracciabilità alimentare, le scelte operative vanno spesso in direzione opposta, contribuendo a indebolire il sistema agricolo nazionale e a esasperare la distanza tra produttore e consumatore.
In un Paese che si interroga sempre più spesso su chi tuteli veramente il “Made in Italy”, appare necessario un ripensamento delle politiche di approvvigionamento pubblico, con l’introduzione di criteri più stringenti che incentivino il ricorso a filiere locali e stagionali. In assenza di un reale sostegno al comparto agricolo italiano, si rischia di continuare a promuovere un’immagine virtuosa che però non trova riscontro nella pratica quotidiana.
Tag: contraddizioni normative, crisi filiera agricola, frutta importata Last modified: Giugno 9, 2025