Arezzo (mercoledì 21 maggio 2025) — Ieri, nell’aula della Corte d’Assise di Arezzo, i Carabinieri del Reparto Investigazioni Scientifiche (RIS) di Roma hanno presentato le loro ipotesi investigative riguardo ai tragici eventi avvenuti a San Polo (AR) la sera del 5 gennaio 2023. In quella occasione, Gezim Dodoli, un cittadino albanese di 59 anni, è stato ucciso da Sandro Mugnai, un artigiano aretino di 54 anni. Secondo quanto riportato dai RIS, quella sera Mugnai si trovava a casa con la sua famiglia quando, all’improvviso, il vicino Dodoli avrebbe iniziato a danneggiare con una ruspa le automobili parcheggiate nel cortile. Successivamente, avrebbe puntato il mezzo verso l’edificio. Sentendosi in grave pericolo, Mugnai ha sparato otto colpi con una carabina, regolarmente detenuta, uccidendo così l’aggressore.
di Alice Grieco
L’analisi tecnica effettuata dagli esperti dei RIS ha rivelato il ritrovamento di otto bossoli: cinque all’interno dell’abitazione e tre all’esterno. Secondo la dinamica proposta dalla Procura, basata sulla relazione dei Carabinieri, i primi due colpi sarebbero stati esplosi prima della chiamata al 112, mentre Dodoli si trovava con il lato sinistro del veicolo rivolto verso la casa, non in una posizione di attacco diretto, ma intento a danneggiare le automobili. L’avvocato di parte civile, Daniele Sussman Steinberg, ha commentato questa ricostruzione, affermando: “È emersa la verità: nella fase iniziale della sparatoria non c’era alcun pericolo di vita per gli occupanti della casa. I primi due colpi sono stati sparati all’altezza dell’uomo, in una situazione in cui solo le automobili erano sotto attacco.”
La ricostruzione fornita dai RIS continua affermando che l’attacco diretto all’abitazione si sarebbe verificato solo in un secondo momento. In quel frangente, i familiari di Mugnai avrebbero contattato il 112, e durante la telefonata i RIS hanno segnalato di aver registrato sei colpi d’arma da fuoco. Dalle testimonianze emerse in aula, risulta che Mugnai avrebbe sparato quattro colpi in una prima fase (due prima della telefonata e due subito dopo), per poi ricaricare l’arma e spararne altri quattro, portando il totale a otto.
Una versione radicalmente diversa è stata sostenuta dalla difesa dell’imputato, rappresentata tra gli altri dall’avvocata Marzia Lelli. In particolare, l’avvocata ha contestato l’attendibilità della prova balistica, affermando:
“Si tratta di bossoli ritrovati nella corte di un cacciatore, abituato a tenere i bossoli in tasca anche nei giorni precedenti. Farli risalire con precisione all’episodio del 5 gennaio è una supposizione che ha innescato una catena di conseguenze investigative”.
Inoltre, la difesa ha sottolineato la presenza di un grave e concreto pericolo di vita per le persone all’interno dell’abitazione:
“La casa stava per essere abbattuta e all’interno vi era una donna che non avrebbe potuto mettersi in salvo – ha aggiunto l’avvocata Lelli –. Dodoli ha continuato nel suo intento distruttivo. Di fronte a un simile scenario, è evidente la reazione dell’imputato”.
Le dichiarazioni di Mugnai e il rischio di condanna
Presentatosi nuovamente in aula, Sandro Mugnai ha ribadito la propria versione dei fatti, soffermandosi anche sulla dinamica della chiamata d’emergenza:
“Ci ha risposto la centrale di Roma. Se avesse risposto quella di Arezzo, forse sarebbero arrivati prima”.
L’artigiano è attualmente imputato per omicidio volontario e rischia fino a 21 anni di reclusione. Il processo proseguirà nelle prossime settimane, con ulteriori udienze dedicate all’escussione di testimoni e alla discussione tecnica sui rilievi balistici e ambientali.
Tag: caso Mugnai, corte di assise, marzia lelli Last modified: Maggio 21, 2025