Arezzo (sabato 10 maggio 2025) – Il Consiglio dei ministri ha deliberato l’impugnazione, dinanzi alla Corte Costituzionale, della legge regionale sul fine vita approvata dalla Regione Toscana, che disciplina le procedure per l’accesso al suicidio medicalmente assistito. La norma, la prima del genere in Italia, rappresenta un tentativo pionieristico di regolamentare un ambito rimasto privo di un quadro giuridico nazionale, malgrado la sentenza n. 242/2019 della Corte costituzionale (nota come Cappato/Dj Fabo), che ha sollecitato il Parlamento a intervenire.
di Alice Grieco
Contenuto e finalità della legge toscana sul suicidio assistito
La legge regionale, pubblicata il 17 marzo 2025 e originata da una proposta di iniziativa popolare promossa dall’Associazione Luca Coscioni (oltre 10.000 firme raccolte), si articola in sei articoli e definisce in maniera dettagliata un percorso procedurale della durata complessiva di 37 giorni. Essa prevede l’istituzione, presso ogni Azienda sanitaria locale (Asl), di una commissione multidisciplinare incaricata di verificare il rispetto dei requisiti previsti: condizione clinica irreversibile, sofferenze fisiche o psicologiche insopportabili, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale, capacità di autodeterminazione.
Solo al soddisfacimento congiunto di tali criteri il paziente può accedere alla prestazione, che viene garantita dal Servizio sanitario regionale attraverso fondi specificamente dedicati.
La reazione della Regione Toscana e del presidente Eugenio Giani
Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha espresso una netta contrarietà alla decisione governativa, definendola “paradossale” e manifestando “profonda delusione”. Giani ha ribadito la coerenza della legge con i principi costituzionali e con i dettami della giurisprudenza costituzionale, dichiarando che la Regione difenderà strenuamente il proprio operato quale espressione di responsabilità istituzionale e attenzione verso le persone affette da gravi sofferenze.
Le reazioni delle opposizioni politiche
Numerosi esponenti dell’opposizione hanno espresso critiche severe verso l’iniziativa del Governo. Il Movimento 5 Stelle ha definito la decisione “gravissima e inaccettabile”, accusando l’esecutivo di ostacolare l’autonomia delle regioni e il progresso dei diritti civili. Angelo Bonelli (Alleanza Verdi e Sinistra) ha parlato di “ferocia ideologica”, mentre il Partito Democratico ha bollato l’impugnazione come “atto codardo” e “surreale”. Anche Più Europa e Azione hanno denunciato l’inerzia legislativa del Governo nazionale, sottolineando l’urgenza di una normativa statale chiara e rispettosa della dignità delle persone.
La posizione della maggioranza e le prospettive legislative
Dal fronte della maggioranza di centrodestra è giunta la conferma dell’intenzione di bloccare la legge regionale toscana. Il senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin, in collaborazione con il senatore Ignazio Zullo (Fratelli d’Italia), ha annunciato la predisposizione di un disegno di legge nazionale sul fine vita. L’obiettivo dichiarato è affrontare la materia con “cautela”, promuovendo soluzioni condivise che garantiscano il rispetto della vita, con attenzione alle cure palliative come alternativa prioritaria.
Tuttavia, le opposizioni denunciano l’assenza di un dibattito parlamentare strutturato. Alfredo Bazoli (Pd) ha definito la situazione una “presa in giro”, evidenziando la mancata convocazione del comitato ristretto e le profonde divisioni interne alla maggioranza.
Le critiche del mondo cattolico
A queste polemiche si sono aggiunte le prese di posizione del mondo cattolico. Il vescovo Migliavacca ha dichiarato che la legge toscana ha suscitato “sgomento e dolore”, mentre il cardinale Lojudice ha parlato di una “sconfitta per tutti”, auspicando un ritorno a una visione della morte come evento da “umanizzare”, piuttosto che da medicalizzare.
Un dibattito ancora aperto: etica, diritti e limiti del potere legislativo regionale
La questione sollevata dalla legge toscana e dalla sua impugnazione riporta al centro del dibattito italiano i temi eticamente sensibili del suicidio assistito e dell’eutanasia, in assenza di una disciplina organica nazionale. Mentre la Corte costituzionale ha indicato chiaramente alcuni criteri di legittimità per il ricorso al suicidio medicalmente assistito, il Parlamento non ha finora legiferato in materia. In questo contesto, alcune regioni hanno scelto di intervenire autonomamente, colmando il vuoto normativo.
Il Governo sostiene tuttavia che la materia sia di esclusiva competenza dello Stato e punta a far valere tale principio dinanzi alla Corte costituzionale, aprendo così una nuova stagione di confronto tra livelli istituzionali e visioni contrapposte sul diritto alla morte dignitosa.
Tag: dibattito, eutanasia, legge fine vita, suicidio assistito Last modified: Maggio 10, 2025